La Psicoterapia.

La psicoterapia è un approccio dove il professionista ed il paziente si incontrano e decidono di affrontare insieme un percorso di cura per il trattamento dei disturbi psicologici.

La psicoterapia si fonda su una relazione ben studiata e definita, la relazione terapeutica, inserita in un luogo e tempo (setting terapeutico) e orientata ad un obiettivo, migliorare il benessere e la qualità di vita del soggetto.

Una persona decide di affrontare un percorso psicoterapeutico quando ci sono dei presupposti di disagio e malessere, in un momento di crisi e di sofferenza, quando non ne coglie la causa (o le cause) e, soprattutto, non sa come trovare sollievo e ristabilire un equilibrio nella propria vita.

Essere afflitti non sempre è la giusta motivazione alla psicoterapia, non basta “stare male”, i comportamenti disadattivi emergenti costituiscono la spinta motivazionale alla richiesta di aiuto. Spesso possibili comportamenti che mettono a rischio la vita sociale, lavorativa o famigliare, anche comportamenti anticonservativi o autolesivi operano come motore motivazionale alla ricerca di benessere.

Il paziente acquisisce nuove prospettive per rapportarsi al mondo (accezione evolutiva) grazie alla relazione stessa ed all’utilizzo di strumenti e tecniche che inquadrano la struttura professionale degli incontri.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute mentale come “uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.”

Due elementi importanti della psicoterapia sono la durata e la frequenza degli incontri; questi due elementi non possiedono una struttura predefinita ma risentono di alcune variabili. Tra queste, non in ordine di importanza, ci sono il problema del soggetto, i vincoli personali, la persona con i propri ritmi di cambiamento e le risorse personali possedute (risorse non di tipo economico). Nella pratica quotidiana si assiste in genere a richieste di incontri settimanali o quindicinali.

Basta solo recarsi dallo psicoterapeuta? Oppure ci si può recare solo dallo psichiatra?
In caso di sintomatologia acuta potrebbe essere utile una co-terapia con lo psichiatra al fine di avere il supporto farmacologico.
I farmaci sono necessari nella prima parte del lavoro terapeutico se la sintomatologia acuta presenta un’importanza tale da sviluppare forte sofferenza nel paziente, ponendolo nella condizione di non poter trarre benessere dal lavoro con lo psicoterapeuta.
Ma è altrettanto vero che solo l’utilizzo di psicofarmaci non promuove il cambiamento, così da rendere necessario il lavoro psicoterapeutico in parallelo alla somministrazione farmacologica.

Nei casi complicati, si crea quindi la sinergia psicoterapeuta/psichiatra.

L’utilizzo del farmaco andrà diminuendo con l’avanzamento dei colloqui terapeutici e di pari passo con le ritrovate (o trovate) risorse disponibili, così da fronteggiare il malessere con i propri mezzi personali e non solo attraverso il contributo farmacologico.

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Autore: Massimo Zedda

Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo. EMDR. Riceve a Torino, Savigliano (CN), Fossano (CN) e Borgo San Dalmazzo (CN).