Recensione libro: “L’arte di correre”

Haruki Murakami ha scritto il libro tra l’estate del 2005 e l’autunno del 2006. Coinvolgente e di facile lettura, è una raccolta di brani, di eventi di vita che ci accompagnano alla scoperta dell’autore e della passione sia per il running e sia verso il suo lavoro: lo scrittore.

 

Egli sostiene che ci troveremo di fronte alle memorie di parte della sua vita, non leggeremo né un saggio né una biografia.

Memorie che raccontano la determinazione nel raggiungimento degli obiettivi attraverso il piacere e il sacrificio, la conoscenza dei propri limiti e delle risorse che le persone possiedono.

Murakami riesce a trasmettere, o almeno è riuscito a trasmettermi, il gusto dal sapore esotico, e nello stesso tempo impegnativo ed esigente, di scrivere romanzi e dell’attività agonistica non professionale.

Leggere il libro.

Durante la lettura ero rilassato, entusiasta e curioso; insieme a lui ho corso immerso nel tepore dell’estate hawaiana, leggermente ventilata, dove i colori e i suoni del posto accompagnano il suggerirei dei passi; nella afosa e poi fredda Boston; nel parco nel centro di Tokyo, con l’aria inquinata e il rumore fastidioso del traffico. Sono solo parte delle esperienze evocate dalla lettura, non è un manuale sulla tecnica della corsa, leggendolo si scoprono luoghi ed emozioni che le parole usate da Murakami ci fanno esplorare nella loro semplicità e bellezza.

Continuando a sfogliare “l’arte di correre” ci si lascia trasportare in luoghi lontani immaginando di vivere le esperienze dell’autore. La calda mattinata dove ha corso da solo 42 chilometri sotto il sole infuocato tra Atene e Maratona, l’unica ultramaratona di 100 chilometri, le partecipazioni a numerose gare di triathlon e maratone. Leggendo emerge anche la dolce sofferenza dell’atleta determinato a impostare e portare a termine la lunga e fondamentale preparazione fisica durante i mesi che precedono le competizioni.

 

Le due attività di Murakami si integrano alla perfezione tra loro, ma, ahimè, richiedono del tempo. Le giornate sono per tutti uguali, ricche di impegni e momenti da dedicare alla cura della persona, qualche imprevisto porta via tempo prezioso, talvolta una piacevole novità prende possesso dei minuti; scrivere un romanzo è una pratica impegnativa e duratura. Occorre stare seduti alla scrivania per ore, quotidianamente. Questa è stata la fortuna riconosciuta dal nostro narratore. Diventare scrittore gli ha dato la possibilità di avere delle ore disponibili per dedicarsi al suo hobby, la corsa. Spedire quel primo manoscritto è stata una fortuna!

Correre e poi scrivere. Scrivere e poi correre.

Due attività che sono intrecciate nella loro reciproca valenza motivazionale.

Il podismo permette di realizzare romanzi con continuità; la scrittura genera i presupposti per avere la mente libera e motivata per allenarsi tutti i giorni.

Ma non è semplice! Bisogna essere determinati e tenaci per dedicare al lavoro almeno quattro o cinque ore giornaliere. Rimanere seduti alla scrivania anche quando non si hanno idee e la penna non si muove, il foglio rimane bianco.

Ecco cosa fare! Uscire a correre per almeno un’ora. Distrarsi, rigenerarsi e poi riprendere il compito. Tutti i giorni, anche quando la motivazione è pressoché scarsa o nulla.

Penso che questo sia uno degli insegnamenti che Murakami ci lascia. Parlo però da podista che si diletta nelle gare locali, potrei essere di parte.

Un libro destinato a mio avviso non solo ai lettori che praticano la corsa sportiva (ricerca di benessere). Un libro ricco di spunti di riflessione e automotivante rispetto qualsiasi obiettivo che ci poniamo.

 


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