Recensione libro: “Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento.”

Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento Da migliaia di anni ormai l’uomo si interroga su cosa sia l’amore. La tematica è complicata da analizzare e comprendere in quanto coinvolge aspetti relazionali ed emotivi importanti. “Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento” nasce dalla volontà di comprendere alcune dinamiche dell’amare e della dipendenza affettiva.

Il libro è composto da quattro capitoli:

nel primo capitolo è trattato il concetto di dipendenza affettiva

nel secondo capitolo si parla del concetto di idolo

nel terzo capitolo le aspettative nel rapporto con l’idolo

nel quarto capitolo la sindrome di Peter Pan e la paura di crescere.

Link per leggere l’articolo.  


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Dipendenza affettiva, rifiuto e trauma.

Trauma e dipendenza affettiva.

Trauma e dipendenza

  • In letteratura è ormai accertato che la dipendenza affettiva (love addiction) e il rifiuto nella relazione sentimentale presentino caratteristiche sintomatologiche e neurofisiologiche tipiche delle addiction (a tal proposito si veda https://www.stateofmind.it/2018/09/dipendenza-affettiva-stalking-sitcc/ ).
  • Le dipendenze da uso e abuso di sostanza e comportamentali sono una patologia della volontà.
  • La dissociazione strutturale primaria (Van der Hart) rappresenta il limite all’esercizio dell’azione intenzionale. Può insorgere nell’età dello sviluppo o essere contestuale alla fine della relazione sentimentale.
  • La narrazione è uno strumento terapeutico finalizzato e riconosciuto per raggiungere lo stato di integrazione dei vissuti traumatici.

Questi sono gli assunti necessari per esporre l’importanza del collegamento tra trauma relazionale e cura sia della dipendenza affettiva e sia del rifiuto all’interno della relazione sentimentale.

La recensione del manuale sulla Dissociazione Strutturale di Van der Hart si può leggere al seguente link – https://www.stateofmind.it/2016/04/trauma-trattamento-della-dissociazione/

Secondo la teorizzazione del Prof. Canali (http://www.psicoattivo.com/), le dipendenze da uso e abuso di sostanza e comportamentali si possono inserire all’interno dell’ipotesi di patologia della volontà.

«Le azioni di un soggetto dipendente, sono intenzionali, ma non realmente libere, […] la percezione delle alternative e la possibilità di manipolarne i pesi motivazionali sono soggette a limiti più o meno consistenti.» (Canali S., 2017).

Suppongo che un limite sia rappresentato dalle conseguenze della dissociazione strutturale primaria a seguito di un evento traumatico per il soggetto.

Tale dissociazione limita e/o restringe il campo di coscienza, induce comportamenti impulsivi, forti emozioni e intense sensazioni fisiche che ostacolano i processi adattivi dell’individuo.

Come ci si sente?

Come immersi nella nebbia, non si sa dove andare e tutto diventa caos. È difficile pensare alla via di uscita; angoscia e impotenza rendono tutto impossibile…

Quando si parla di trauma si fa riferimento ad un evento che nel passato èNebbia stato fonte di intensa sofferenza (oppure una serie di esperienze negative protratte nel tempo). Ma anche il rifiuto nella relazione sentimentale potrebbe essere un evento traumatico: accade ora, nel presente vicino.

Potrebbe, in quanto non tutte le persone che hanno visto finire una relazione hanno vissuto tale evento come estremamente sofferente, ossia non superato nel tempo attraverso l’elaborazione del lutto.

La sofferenza rimane. La sofferenza che rimane potrà essere la risposta all’evento traumatico, trauma appunto del presente, contestuale alla fine della relazione, non del passato.

Se una persona ritiene di ritrovarsi nei contenuti di queste righe appena lette, il suggerimento è di rivolgersi per una consulenza presso un professionista (psicoterapeuta), lo scopo sarà di comprendere cosa succede e alleviare il dolore e/o senso di angoscia.

Il tempo passa, il tempo è passato…

ecco che i ricordi sono rivissuti, non narrati in forma esplicita; l’eterno ripetersi del vissuto traumatico con lo scopo di risolverlo, scopo che fallisce ad ogni tentativo.

Integrare significa vivere l’esperienza nella personale storia narrata, raccontarla con la consapevolezza di qualcosa del passato e non più presente nel qui ed ora.

In tal modo, l’individuo potrà mettere in atto le strategie d’azione integrate al raggiungimento dello scopo di aumentare i gradi di libertà verso l’acquisizione di maggior senso di autodeterminazione.

Nello specifico, per uscire dalla dipendenza affettiva e/o dalla sofferenza del rifiuto occorre risolvere il trauma (se presente) per evitare che ostacoli il processo di cambiamento. Tale processo conduce ad un maggior senso di autocontrollo, permettendo di non mettere in atto gli schemi d’azione disadattivi e specifici di una esperienza dolorosa ormai passata.

Bibliografia sulla dipendenza affettiva.

Link per la bibliografia: libri, manuali e articoli.


 

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Recensione del libro: “Cosa faremo di questo amore”.


“Cosa faremo di questo amore”, libro di Gabriele Di Fronzo che conduce il lettore verso la conoscenza di cosa accade nella parte finale della storia d’amore.

Amore e separazione sono gemelli siamesi” sostiene l’autore.

 

“L’oggetto di questo libro non è propriamente l’amore, sarebbe piuttosto ciò che succede quando l’amore finisce.”

 

Per leggere la recensione –> www.sololibri.net/Cosa-faremo-di-questo-amore-Di-Fronzo.html

Recensione del libro: “Tempo di qualità”.

Il tema è impegnativo: come garantire il benessere ai figli di genitori divorziati. L’autore con un linguaggio scorrevole e coinvolgente, arricchito dalla validazione scientifica e dall’esperienza pluriennale nel settore, suggerisce proposte concrete e, spesso, poco allineate con l’idea principe della separazione come guerra da vincere a tutti i costi.

Nel nostro Paese l’aumento dell’incidenza dei divorzi è allarmante, soprattutto a seguito degli effetti che possono avere nei figli.

Per leggere la recensione –> www.stateofmind.it/2019/02/tempo-di-qualita-divorzio/

Dipendenza affettiva, il rifiuto e lo stalking.

Dalla dipendenza affettiva allo stalking.

Dal 20 al 23 settembre 2018 si è tenuto a Verona il XIX Congresso Nazionale della SITCC, Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva.

Ho avuto la possibilità di partecipare al simposio sulle “Dipendenze affettive tra teoria e pratica” con un contributo dal titolo: “Dalla dipendenza affettiva allo stalking”.

Il razionale dell’argomentazione trattata è di sviluppare l’attenzione alla modalità attraverso cui il fenomeno della dipendenza affettiva coniuga con la pericolosità dello stalking.


Per leggere l’articolo su State of Minf: http://www.stateofmind.it/2018/09/dipendenza-affettiva-stalking-sitcc/

 

Gelosia e Dark Triad.

La gelosia può essere definita come la risposta alla minaccia riferita alla relazione romantica o come risultato di un reale, o immaginato, rivale in amore che potrebbe essere responsabile della perdita della relazione col partner. La gelosia può essere rafforzata dalla diminuzione di autostima che sovente accompagna la potenziale perdita della persona amata.
La psicopatia secondaria (elemento della Dark Triad insieme al narcisismo e machiavellismo) sembra essere una caratteristica di personalità che rende prevedibile l’esperienza di gelosia, anche se risulta molto probabile che tutti e tre i tratti DT ne siano legati. I soggetti con spiccate caratteristiche narcisistiche hanno miglior fiuto nel percepire la presenza di un rivale che minaccia la relazione sentimentale. Allo stesso modo, alti livelli di machiavellismo incrementano il livello di gelosia in quanto i soggetti stessi tendono ad essere più ingannevoli e possono proiettare queste intenzioni ingannevoli sul loro partner, credendo che sia infedele.
La gelosia viene concettualizzata come un fenomeno multidimensionale, oltre ad essere una risposta emotiva, coinvolge anche pensieri e comportamenti di fronteggiamento delle situazioni stressanti.

Buunk nel 1997 propone la distinzione di tre categorie esplicative della gelosia:

La gelosia reattiva: viene sperimentata dagli individui quando il loro partner è emotivamente o sessualmente infedele, situazione sconvolgente che accade quando la persona amata flirta o fa sesso con qualcun’altra persona. L’aspetto importante è la certezza dell’evento.

La gelosia preventiva: o gelosia possessiva è la tendenza di un individuo a prevenire il contatto del proprio partner con un terza persona, trovando per esempio inaccettabile che il loro compagno abbia amici di sesso opposto. Come estrema conseguenza, la gelosia preventiva può persino condurre alla violenza e stalking. La possessività è una caratteristica centrale di questa categoria, e rappresenta una delle ragioni che questo tipo di la gelosia è stata anche etichettata con gelosia possessiva.

La gelosia ansiosa: è caratterizzata da ruminazioni sulla possibilità dell’infedeltà di un compagno, vissuto che determina sensazioni di ansia, sospetto, preoccupazione, diffidenza e sconvolgimento.

Fu adunque già in Arezzo un ricco uomo, il qual fu Tofano nominato. A costui fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita, della quale egli senza saper perché prestamente divenne geloso, di che la donna avvedendosi prese sdegno; e più volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato né egli alcuna avendone saputa assegnare se non cotali generali e cattive, cadde nell’animo della donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura. (Giovanni Boccaccio, Wikiquote)

Rispetto i sentimenti di gelosia e l’utilizzo di social network come Facebook, è utile sottolineare come una conseguenza potenziale per le coppie che li utilizzano sia relativa alle scelte che gli individui fanno quando creano e successivamente aggiornano il loro profilo, scelte che possono condurre gelosia nel partner con conseguenze negative all’interno della relazione romantica. Poiché la gelosia reattiva costituisce una risposta diretta ad una reale minaccia di relazione (per esempio, il partner sta facendo sesso con un’altra persona), può essere codificata come relativamente sana o razionale. Rispondere all’infelicità del partner con sentimenti di gelosia potrebbe anche essere considerato un segno di amore e / o impegno.
Al contrario, la gelosia preventiva e ansiosa può diventare problematica e influenzare negativamente la relazione intima. La ragione nasce dalla natura apparente delle due tipologie di gelosia, in quanto sono innescate in risposta a un immaginario rivale, e non ad una reale minaccia. Quest’ultimo aspetto potrebbe accrescere vissuti di delusione nel partner; ciò si verifica soprattutto quando la persona gelosa possiede tratti DT, cosa che potenzia l’insoddisfazione. Due aspetti spiegano il meccanismo.
In primo luogo, come è stato riportato nell’articolo precedente, considerato che gli individui con caratteristici tratti oscuri generalmente hanno un interesse maggiore per le relazioni di breve durata e sono con maggior probabilità fedigrafi, sono tentati di credere che i loro compagni abbiano le stesse intenzioni, nonostante la realtà sia diversa. Inoltre, partendo dal presupposto che le persone tendono a scegliere partner con caratteristiche relativamente simili alle proprie, nel caso di individui con tratti DT, il partner potrebbe di conseguenza condividere lo stesso desiderio verso una relazione alternativa.
Per concludere, gli individui con tratti DT possono essere più vigili sulla fedeltà del partner e vivono maggior angoscia in risposta solo a piccoli segni o addirittura illusori di infedeltà.
Dalla letteratura emerge che il Machiavellianismo ed il Narcissismo sono elementi associati alla gelosia ansiosa, mentre tutti i tratti DT risultano collegati alla gelosia preventiva. Come abbiamo visto, in forme estreme la gelosia preventiva può portare ad aggressività, persecuzione e stalking, comportamenti che sono anche associati ad uno o più tratti DT.
Come già esposto, gli individui con DT utilizzano una strategia relazionale che privilegia i rapporti di breve durata, con il perseguimento di benefici immediati, mostrando comportamenti antisociali e maggior capacità individuale di agire indipendentemente dall’altro, facendo le proprie scelte liberamente (soprattutto maschi con psicopatia). Inoltre, i soggetti con psicopatia (maschi e femmine) utilizzano con maggior probabilità violenza intimidatoria verso il partner (anche stalking) come deterrente all’infedeltà.
Va comunque notato che la natura possessiva della gelosia preventiva non può necessariamente essere vissuta negativamente; se l’innamorato preventivamente geloso acquista regali per mantenere viva l’unicità della relazione, il partner può percepire positivamente questi comportamenti attribuendo loro il significato di attenzione e impegno.
Interessante notare come non ci siano rapporti tra la sessualità e l’orientamento sessuale con il legame che unisce i tratti DT alla gelosia ansiosa e preventiva. Ricercatori affermano che i soggetti con orientamento sessuale di tipo omosessuali presentano minori risposte di gelosia reattiva in replica ad un atto di infedeltà sessuale del loro partner rispetto ai soggetti eterosessuali. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che la non-esclusività sessuale è più accettata nei rapporti tra persone dello stesso genere, e spesso rappresenta una componente comune in relazioni omosessuali maschili.

La psicoterapia.

Bibliografia.

Dick P.H. Barelds et all The Dark Triad and three types of jealousy: Its’ relations among heterosexuals and homosexuals involved in a romantic relationship – Personality and Individual Differences 116 (2017) 6–10

Nicole Muscanell, Rosanna Guadagno 12 Social Networking and Romantic Relationships: A Review of Jealousy and Related Emotions. – The Psychology of Social Networking, 2016

Satoru Kiire Psychopathy rather than Machiavellianism or narcissism facilitates intimate partner violence via fast life strategy Personality and Individual Differences 104 (2017) 401–406

DMS-V manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali –  Raffaello Cortina Editore 2014

Dark triad.

La triade oscura (Dark triad traits)

Nell’attuale società è quasi impossibile non essere immersi in una rete di relazioni; le persone a noi care, gli amici, i compagni di studio o di lavoro vivono e condividono con noi interessi, emozioni, sentimenti, obiettivi, ecc.
La costellazione delle relazioni sociali è composta da varie tipologie che prevedono una loro dimensione temporale oltre ad altre caratteristiche, come il numero di soggetti coinvolti, la tipologia, la direzione, il rango, ecc.
Rispetto la temporalità, in letteratura emerge che, tra i soggetti motivati all’incontro breve e saltuario, coloro i quali hanno sviluppato tratti relativi alla Dark Triad (DT) hanno maggior facilità di trovare compagni che condividano la medesima intenzione. È ormai noto che la percezione della somiglianza rappresenta il fattore principale di attrazione tra due persone.
Un altro aspetto interessante è emerso negli individui con tratti DT quando riescono a coinvolgersi in una relazione di durata maggiore; la domanda è: “come reagiscono questi individui alle minacce relative alla loro relazione intima?”.
Si è visto come le donne con un maggior livello di psicopatia abbiano maggior probabilità di vendicarsi in risposta ad un ipotetico scenario di infedeltà coniugale.
In generale, i soggetti con un maggior punteggio sulla scala della psicopatia probabilmente tentano di danneggiare la reputazione del concorrente in amore, mentre coloro che presentano un maggior punteggio sulla scala del narcisismo hanno più probabilità di “vincere” i contendenti del proprio partner.

Ma cosa si intende per Dark triad? È importante saper riconoscerne le caratteristiche negli individui con cui interagiamo?

La DT è un costrutto utilizzato in psicologia che identifica un soggetto con tre tratti caratteristici che gli conferiscono qualità malvolenti: il narcisismo, il machiavellismo e la psicopatia. Sono persone manipolative e sfruttatrici, qualità che sfruttano senza eccedere in crimini ed incorrere in problematiche legali, ma che possono causare sofferenze. Persone che tendono a cercare relazioni brevi, che possono prestare poca attenzione alle minacce verso la relazione duratura (quando creata), ma che ottengono anche incarichi nel contesto lavorativo con rischio di sviluppare scenari problematici e di stress, spesso nei confronti dei subalterni.

Il narcisismo è caratterizzato da grandiosità (superiorità rispetto gli altri), dominanza, orgoglio, egoismo e assenza di empatia. Il soggetto narcisista tende ad esagerare la propria autorità, importanza e la ricerca dell’attenzione altrui; presenta inoltre un esagerato amore verso se stesso.
Nell’ultimo manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM V) il disturbo narcisistico di personalità è caratterizzato da un soggetto che presenta almeno cinque dei seguenti elementi:

  • Ha un senso grandioso di importanza.
  • È assorbito da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza illimitati, o di amore ideale.
  • Crede di essere speciale ed unico e di poter essere capito solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata.
  • Richiede eccessiva ammirazione.
  • Ha una irragionevole aspettativa di speciali trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative.
  • Sfrutta i rapporti interpersonali.
  • Manca di empatia.
  • Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti, presuntuosi.

Il machiavellismo si caratterizza dall’utilizzo della manipolazione interpersonale, lo sfruttamento degli altri, il cinismo, l’astuzia, la freddezza, la mancanza di sincerità o preoccupazione etica e l’inganno. Poco onesti e umili, utilizzano l’inganno come chiave per ottenere successo e massimizzare i propri interessi.

Quando noi esseri umani ci poniamo in interazione con gli altri conspecifici, siamo portati a comprenderne il comportamento allo scopo di prevederne le azioni future; se questa capacità funziona, si è consapevoli che l’altro ha propri pensieri ed una propria mente. In sostanza non attribuiamo all’altro i nostri stati mentali (pensieri, motivazioni, obiettivi, ecc). La capacità di attribuire ad altri una mente loro, rende possibile la cooperazione, quell’accordo che permette a due o più soggetti di fare qualcosa insieme per ottenere più risultati di quelli ottenibili separatamente, ma allo stesso modo ci permette di competere in maniera ritualizzata (rispetto delle regole) per accedere a posizioni o risorse vantaggiose.
Risulta chiaro che il soggetto “machiavellico” utilizzi poco, o niente, la cooperazione, concentrandosi sulla competizione non ritualizzata finalizzata ad ottenere solo beneficio. Studiosi ritengono che partano dal presupposto che l’altro li voglia sfruttare, compiendo un errore di attribuzione, che si va a sommare all’incapacità di sintonizzarsi emotivamente con l’interlocutore. Sono inoltre individui con forte capacità di regolazione delle proprie emozioni, rendendo espliciti il cinismo e la freddezza.

La psicopatia è la caratteristica di una persona totalmente incapace di provare empatia, rimorso, senso di colpa; inoltre ci sono elementi relativi alla manipolazione, sfruttamento, violenza e aggressività nelle relazioni. Questi soggetti presentano tratti definiti callous-unemotional, ossia vale a dire insensibile, non emotivo.
Nel DSM V, tra i criteri per la diagnosi del sottotipo “con emozioni prosociali limitate” del disturbo della condotta, emergono i tratti callous-unemotional. Per rientrare in questo sottotipo, un bambino o un adolescente deve presentare un disturbo della condotta e deve aver mostrato in modo persistente negli ultimi dodici mesi almeno due delle seguenti caratteristiche in diversi tipi di relazione e ambienti:

  • Mancanza di rimorso e/o senso di colpa quando compie qualcosa di sbagliato, non si preoccupa per le conseguenze negative delle proprie azioni.
  • Insensibilità e mancanza di empatia
  • Indifferenza per i risultati scolastici, lavorativi o di altre attività importanti, non adopera l’impegno necessario per la buona riuscita e incolpa gli altri per i suoi scarsi risultati.
  • Affettività superficiale o anaffettività: non esprime sentimenti né mostra emozioni verso gli altri, se non in modo poco profondi, insinceri e superficiali.

La psicopatia si divide in primaria e secondaria: la prima è caratterizzata da insensibilità e manipolazione, mentre la seconda da impulsività, rischio e comportamento antisociale.

A mio avviso è importante saper riconoscere queste caratteristiche nelle persone con cui condividiamo periodi di vita, che siano brevi o lunghi, sia relazioni sentimentali, passionali, amicali o lavorative.

 

 

Bibliografia

Gordon Hodson et all, “The role of “dark personalities” (narcissism, Machiavellianism, psychopathy), Big Five personality factors, and ideology in explaining prejudice. Journal of Research in Personality Volume 43, Issue 4 August 2009, Pages 686-690

Dick P.H. Barelds et all, The Dark Triad and three types of jealousy: Its’ relations among heterosexuals and homosexuals involved in a romantic relationship – Personality and Individual Differences 116 (2017) 6–10

Tunde Paal, Tamas Bereczkei, Adult theory of mind, cooperation, Machiavellianism: The effect of mindreading on social relations – Personality and Individual Differences 43 (2007) 541–551

DMS-V manual diagnostic e statistic dei disturbi mentali –  Raffaello Cortina Editore 2014

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Rapporto di coppia.

Vorrei in questa breve presentazione portare all’attenzione le diverse interpretazioni che ci raccontano quali sono i momenti/fasi che portano due individui a creare un rapporto di coppia.

Esistono molte spiegazioni sulla tematica, forse perché è la tematica stessa difficile da spiegare in un ventaglio di accezioni e possibilità.

Mi soffermo ad elencare alcune prospettive proposte da vari autori elencati nel libro “La dipendenza affettiva. Ma si può morire anche d’amore?” di Guerreschi Cesare (ed. FrancoAngeli).

È importante iniziare sottolineando un punto importante nella strutturazione del legame diadico: la reciprocità, da cui segue che Il soggetto deve trovare nel partner caratteristiche simmetriche o complementari.

Modello a 3 fasi:

  1. Fusione: si sperimenta l’emozione di sentirsi tutt’uno con il partner.
  2. Proiezione: in questa fase si verifica un allontanamento e si torna all’Io.
  3. Immagine guida: il partner diviene una immagine che rispecchia le mie possibilità di vita prima sconosciute.

Gli psicoanalisti ci raccontano 5 tipologie del rapporto di coppia, una sola però sana.

  1. Collusione narcisistica: funzione simbiotica con caratteristiche agonistiche.
  2. Collusione orale: un amore di tipo materno.
  3. Collusione sadico-anale: l’amore è possesso totale.
  4. Collusione fallico-edipica: amore come autoaffermazione antagonista.
  5. Relazione matura (tipologia sana): rispetto dell’altro, accettazione della diversità, unione nella distinzione.

Sternberg propone le tipologie che emergono dalla combinazione di tre componenti fondamentali:

  1. Assenza d’amore
  2. Simpatia
  3. Infatuazione
  4. Amore vuoto o sterile
  5. Amore romantico
  6. Amore fatuo
  7. Sodalizio d’amore
  8. Amore perfetto o completo

Nell’ottica evoluzionistica Veglia propone 6 dimensioni della sessualità che spiegano la tipologia della relazione di coppia:

  1. Dimensione riproduttiva: fare sesso a qualunque costo.
  2. Dimensione ludica: fare sesso come gioco.
  3. Dimensione sociale: stare insieme, componente sociale.
  4. Dimensione semantica: fare l’amore.
  5. Dimensione narrativa: avere una storia condivisa.
  6. Dimensione procreativa: fare un bambino.