“Un cervello interconnesso” – recensione del libro

cervello interconnessoLuiz Pessoa (Un cervello interconnesso) si occupa di neuroscienze e scienze cognitive; è direttore del Maryland Neuroimaging Center e Professore presso il Dipartimento di Psicologia alla University of Maryland.
Dopo aver conseguito la Laurea in informatica e il Dottorato in Neuroscienze Computazionali i suoi interessi si sono indirizzati in particolare verso lo studio della cognizione, delle emozioni e delle interazioni tra i sistemi della cognizione e motivazione.
Si avvale della fMRI per indagare nello specifico le componenti biologiche implicate nelle dinamiche da lui studiate.

Un cervello interconnesso

L’obiettivo dell’autore nello scrivere il manuale è proporre un modello di funzionamento del cervello attraverso sistemi complessi interconnessi tra loro. Viene superata la ormai nota, e trasmessa a partire dai corsi di formazione accademica, tesi del cervello modulare. Viene introdotto il nuovo linguaggio delle reti che considera come unità funzionale la rete, intesa nella sua totalità, invece di un insieme di regioni cerebrali isolate.

Soffermandoci sul concetto di modularità, essa rappresenta il grado di interdipendenza delle molteplici parti costituenti il sistema contestualizzato. Ciascuna di esse opera in modo autonomo secondo i propri principi nella relazione di indipendenza dalle altre.

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L’autore

Pagina web di Luiz Pessoa: http://mnc.umd.edu/faculty/pessoa


Foto di Ralf Kunze da Pixabay

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Dipendenza affettiva: bibliografia.

Libreria

In questa pagina è presente l’elenco dei libri, dei manuali e degli articoli scientifici presenti nella bibliografia internazionale che hanno come oggetto la dipendenza affettiva (love addiction), le dipendenze, le molestie, le problematiche nelle relazioni sentimentali e i quadri di personalità maggiormente implicati nei processi disfunzionali generatori di sofferenza.

Libri e manuali

  1. Attili Grazia, “Il cervello in amore“. il Mulino
  2. Annalisa Balestrieri, “Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento“.  ‎ Independently 2022. Recensione
  3. Guerreschi C., “La dipendenza affettiva”. Franco Angeli.
  4. Hart Josephine, “Il danno”. Universale Economica Feltrinelli
  5. Moscovici Claudia, “Relazioni Pericolose: Affascinanti, carismatici e seduttivi.
  6. Pericolosi. Come riconoscerli e fuggire”. Sonda
  7. Norwood Robin, “Donne che amano troppo”. Universale Economica Feltrinelli
  8. Rosenberg, K. P., Curtis Feder L., “Dipendenze comportamentali“. Edra

Biblioteca

Articoli

  1. Ahmadi, V., Davoudi, I., Ghazaei, M., & Mardani, M. (2013). Prevalence of obsessive love and its association with attachment styles. Procedia-Social and Behavioral Sciences, 84, 696-700.
  2. Bution, D. C., & Wechsler, A. M. (2016). Dependência emocional: uma revisão sistemática da literatura. Estudos Interdisciplinares em Psicologia, 7(1), 77-101.
  3. Di Chiara, G., & Imperato, A. (1988). Drugs abused by humans preferentially increase synaptic dopamine concentrations in the mesolimbic system of freely moving rats. Proceedings of the National Academy of Sciences, 85(14), 5274-5278.
  4. Dunn, E. W., Wilson, T. D., & Gilbert, D. T. (2003). Location, location, location: The misprediction of satisfaction in housing lotteries. Personality and Social Psychology Bulletin, 29(11), 1421-1432.
  5. Earp, B. D., Wudarczyk, O. A., Foddy, B., & Savulescu, J. (2017). Addicted to love: What is love addiction and when should it be treated?. Philosophy, psychiatry, & psychology: PPP, 24(1), 77.
  6. Fisher, H. E., Brown, L. L., Aron, A., Strong, G., & Mashek, D. (2010). Reward, addiction, and emotion regulation systems associated with rejection in love. Journal of neurophysiology, 104(1), 51-60.
  7. Fisher, H. E., Xu, X., Aron, A., & Brown, L. L. (2016). Intense, passionate, romantic love: a natural addiction? How the fields that investigate romance and substance abuse can inform each other. Frontiers in psychology, 7, 687.
  8. Gilbert, D. T., Pinel, E. C., Wilson, T. D., Blumberg, S. J., & Wheatley, T. P. (1998). Immune neglect: a source of durability bias in affective forecasting. Journal of personality and social psychology, 75(3), 617.
  9. Maran, D. A. (2012). Il fenomeno stalking (pp. 1-210). UTET.
  10. Meloy, J. R., & Fisher, H. (2005). Some thoughts on the neurobiology of stalking. Journal of Forensic Science, 50(6), JFS2004508-9.
  11. Petruccelli, F., Diotaiuti, P., Verrastro, V., Petruccelli, I., Federico, R., Martinotti, G., … & Janiri, L. (2014). Affective dependence and aggression: an exploratory study. BioMed research international, 2014.
  12. Rosenberg, K. P., & Feder, L. C. (2014). An introduction to behavioral addictions. In Behavioral Addictions (pp. 1-17).
  13. Sabatinelli, D., Bradley, M. M., Lang, P. J., Costa, V. D., & Versace, F. (2017). Pleasure rather than salience activates human nucleus accumbens and medial prefrontal cortex. Journal of neurophysiology.
  14. Sophia, E. C., Tavares, H., Berti, M. P., Pereira, A. P., Lorena, A., Mello, C., … & Zilberman, M. L. (2009). Pathological love: impulsivity, personality, and romantic relationship. CNS spectrums, 14(5), 268-274.
  15. Thege, B. K., Horwood, L., Slater, L., Tan, M. C., Hodgins, D. C., & Wild, T. C. (2017). Relationship between interpersonal trauma exposure and addictive behaviors: a systematic review. BMC psychiatry, 17(1), 164.
  16. Wilson, T. D., Wheatley, T., Meyers, J. M., Gilbert, D. T., & Axsom, D. (2000). Focalism: A source of durability bias in affective forecasting. Journal of personality and social psychology, 78(5), 821.

 


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Recensione del libro : “Dialogo sul lavoro e la felicità”

LavorareIl libro “Dialogo sul lavoro e la felicità“, scritto come dialogo tra i due autori, ha come argomento il concetto della felicità sul posto di lavoro e dell’amore verso la propria professione.

 

Link per leggere la recensione –www.stateofmind.it/2022/03/dialogo-sul-lavoro-felicita-libro/

 

Running e psicologia

Al giorno d’oggi siamo (dovremmo essere) consapevoli di come l’attività fisica (es. running) svolta regolarmente abbia un legame con il raggiungimento e mantenimento del benessere fisico e mentale.

Running

In questa breve trattazione l’obiettivo è la presentazione di alcuni aspetti che coinvolgono la corsa e la psicologia. I fondamenti del discorso nascono sia dal piacere vissuto e condiviso con altre persone nella pratica dello sport sia dall’esame di parte della ricerca presente nella letteratura internazionale.

Video su YouTube https://youtu.be/RklgYytcVl4

Vorrei soffermarmi inizialmente su un concetto ormai banale nella sua semplicità e conoscenza ampia: correre fa bene! Più interessante mi sembra cercare di indagarne i motivi. Lo scopo non è quello di presentare un trattato tecnico, ma attivare la curiosità, pertanto l’obiettivo è portare alla riflessione. Ritornando al concetto che correre fa bene, in letteratura è dimostrano che l’esercizio fisico risulta essere l’artefice di enormi benefici sia sul funzionamento cognitivo sia sul benessere. Soprattutto le attività fisiche aerobiche, come il jogging e il running. In un’ottica neuroanatomica, tale attività si esprime attraverso cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello (neuroplasticità) grazie a fenomeni di modulazione genica.

Ecco allora che diventa reale l’effetto di un comportamento scelto in autonomia e adeguato alle proprie capacità: correre.

Una interessante ricerca (Nezlek, 2018) ha evidenziato che il benessere, misurato in termini di autostima, soddisfazione della vita, auto-efficacia, significato nella vita e affetto è correlato con due elementi: il numero dei giorni di corsa all’interno della settimana e la distanza corsa settimanalmente. Lo studio ha coinvolto per tre mesi 244 individui che praticavano la corsa a livello ricreativo; i partecipanti compilavano un diario settimanale dove riportavano quanto hanno corso ogni giorno oltre alla autovalutazione del proprio benessere nel fine settimana.

Le motivazioni del running.

Si pratica la corsa per vari motivi; ogni individuo ha i propri.
Dal mio punto di vista attuale, per facilitare la presa di consapevolezza degli obiettivi e aspettative, propongo di classificare la motivazione in tre categorie:

1 – corsa fitness: migliora il benessere nel complesso

2 – corsa psicoterapeutica: come attività sportiva all’interno del percorso psicoterapeutico può aiutare un certo numero di persone a ridurre gli effetti di alcune sintomatologie

3 – corsa amatoriale/agonistica: praticare gare di varie tipologie

Esse non presentano necessariamente un confine ben determinato, ci si può spostare tra esse nel tempo o contemplarle in un unico insieme.

Dall’elenco ho deciso di non inserire chi pratica sport a livello agonistico professionale, quando lo sport assume anche la veste di occupazione lavorativa.

Sensazioni e obiettivi.

Quali elementi possono caratterizzare ciascuna delle tre categorie?

1 – corsa fitness: dimagrire/perdere peso, osservare il panorama, godere della buona compagnia, essere immersi nella natura, mantenersi in forma, riprendere attività dopo un periodo di sedentarietà

2 – corsa psicoterapeutica: scoprire nuovi interessi, imparare a gestire il controllo, lasciarsi andare, non avere fretta, avere nuovi obiettivi, migliorare l’autostima, scoprire il mondo, aumentare la consapevolezza del proprio corpo, raggiungere gradualmente gli obiettivi prefissati, abbandonare comportamenti tossici e di dipendenza

3 – corsa amatoriale/agonistica: competere con se stessi e con gli altri atleti, aumentare la propria determinazione con gli allenamenti, incontrare nuove persone, visitare nuovi luoghi, essere immersi nella natura, viaggiare, conoscere meglio il proprio corpo e i propri limiti. Ora forse è diventata una passione.

Competizione

Come riportato sul sito di BaseRunning (www.baserunningteam.it/running-team), “[…] sulla pratica della corsa come occasione per allenare il corpo e la mente dell’individuo senza mai perdere di vista la necessità di condividere l’esperienza con altri appassionati.”

Mi sono avvicinato al mondo del running avendo in mente alcuni aspetti della prima categoria, successivamente mi sono orientato anche nel mondo delle competizioni scoprendo un affascinante quadro di opportunità, difficili da raggiungere tutte, ma non impossibili. Penso alla partecipazione alle maratone, gare complicate dal punto di vista sia fisico sia mentale, fino a orientarmi verso il mondo del running e trail running con le innumerevoli gare aventi molteplicità di lunghezza (fino oltre i 150 km).

Nella psicoterapia.

Come professionista, nella psicoterapia sovente si parla dei benefici dell’attività fisica.
All’interno di un percorso di psicoterapia spesso si sottolinea l’importanza di svolgere attività fisica come la corsa. Lo scopo è di indurre il processo che porta ad aumentare l’autostima e ridurre gli effetti della depressione e dell’ansia. Inoltre, la corsa e l’esercizio fisico portano a miglioramenti della fiducia in se stessi, dei sentimenti di controllo, dell’immaginazione e dell’autosufficienza.

Nello specifico, in letteratura emerge che la corsa aerobica è un comportamento con maggior impatto psicoterapeutico in senso positivo verso l’umore depresso e l’ansia, oltre a migliorare l’autostima in qualsiasi età.

La fatica.

Ma ahimè, la corsa è una pratica sportiva che richiede costanza, determinazione e fatica; soprattutto se l’intenzione va al di là di ottenere benefici fisici e psichici ma si protrae orientandosi verso la competizione.

Non serve avere fretta! I risultati arrivano con il tempo soggettivo di ogni individuo; dipende dallo stato fisico, dall’età e altre variabili che caratterizzano la persona. Anticipare i tempi necessari per intraprendere una prestazione specifica può essere causa di infortuni e/o abbandoni.

La corsa è una attività faticosa. È stancante. La fatica è un aspetto che si deve prendere in considerazione quando l’obiettivo prevede molti chilometri da percorrere. Così è necessario mantenere la concentrazione senza lasciarsi demotivare.

Come mi ha detto un amico runner con più di trenta anni di esperienza, “il dolore e la fatica ci danno la misura dei nostri limiti, sopportare i piccoli dolori può in un certo senso aiutarci a riflettere. Credo che in una certa misura sia salutare. (F.R.)”

La musica nel running.

Ascoltare la musica mentre si svolge una attività fisica in generale, la corsa in particolare, permette all’atleta di percepire minor stanchezza.
Nello specifico è stato dimostrato che l’ascolto di musica con un ritmo sincrono alla corsa fornisce benefici psicofisiologici; si è visto che tali benefici emergono anche quando gli atleti corrono in condizioni di clima di tipo tropicale, ossia con caldo e alto grado di umidità. Tra tali effetti è possibile avere risposte emotive favorevoli, come sentirsi energici, percepire una riduzione dello sforzo percepito e un miglioramento delle prestazioni.

Ma ahimè, ascoltare musica mentre si corre presenta anche degli aspetti negativi, come ad esempio non avere la sensazione di essere immersi nella natura con i rumori e suoni che la caratterizzano e non avvertire alcuni pericoli (esempio sopraggiungere di veicoli). Come aspetto normativo durante le gare competitive, l’ascolto di musica è considerato doping e quindi non permesso.

Ritornando al clima caldo e umido, i risultati delle ricerche hanno mostrato che correre in queste condizioni ascoltando musica sincrona ha migliorato significativamente il tempo di esecuzione, abbassato lo sforzo percepito e, in misura minore, ridotto l’utilizzo di risorse.

L’attenzione.

Lo studio di Aghdaei del 2021 fornisce alcuni elementi interessanti sull’affaticamento e sull’economia della corsa; entrambi i parametri migliorano quando l’atleta utilizza una combinazione del focus dell’attenzione di tipo dissociativo-esterno (nello studio i partecipanti all’esperimento correvano sul tapis roulant mentre guardavano un video). Quando invece si corre all’aperto, per ottenere i benefici tale tipologia di attenzione dovrebbe dirigersi verso gli effetti di un movimento (come ad esempio prestare attenzione al terreno quando si avanza). Sembra che gli atleti con elevata esperienza che gareggiano nelle lunghe distanze utilizzino un mix di focus dell’attenzione sia interna sia esterna.

Senza avere la pretesa di diventare professionisti della corsa, se essa si trasforma da attività di fitness e svago ad attività con maggior impegno e aspettative ritengo sia opportuno affidarsi a un professionista che sappia trasmettere i concetti principali di questo sport antico e ricco di cultura e fascino.

cross

La pandemia e il running.

Per concludere, riporto alcuni aspetti che hanno ci hanno interessato a causa del SARS-COV2

L’aspettò più interessante, nello stesso contesto anche curioso, è stato l’aumento del numero di individui che hanno iniziato a correre durante i periodi in cui vigevano le misure di confinamento (lockdown). Tale incremento del numero di persone che correvano ha generato anche sentimenti di avversione in parte della popolazione, causati essi dalla rappresentazione del runner come untore, colpevole di essere la causa del male. Questo almeno all’inizio della pandemia, successivamente l’interesse colpevolizzante si è spostato verso altre figure.

Si è verificato però un paradosso nel mondo dei runner non professionisti.

Come molte persone hanno potuto osservare, la pandemia di SARS-COV 2 che ha colpito le nostre vite dall’inizio del 2020, ha portato ad un aumento dell’ansia e un generalizzato incremento delle abitudini alimentari disordinate con carattere trasversale tra le popolazioni eterogenee.

Nonostante l’imputazione popolare di essere untori, a causa della ridotta attività fisica durante il periodo preso in esame, i runners non professionisti sono stati inaspettatamente e maggiormente esposti ad una serie di effetti negativi rispetto un gruppo di controllo (volontari sani non runners); in particolare si è evidenziato il peggioramento del quadro alimentare e del comportamento mentale. Per spiegare il fenomeno è utile evidenziare che gli atleti professionisti e non professionisti sono individui che di solito osservano un regime alimentare sano.

Bibliografia.

Aghdaei, M., Farsi, A., Khalaji, M., & Porter, J. (2021). The Effects of an Associative, Dissociative, Internal, and External Focus of Attention on Running Economy. Journal of Motor Learning and Development9(3), 483-495.

Hinkle, J. S. (1992). Aerobic running behavior and psychotherapeutics: Implications for sports counseling and psychology. Journal of sport Behavior15(4), 263.

Iwatsuki, T., Navalta, J. W., & Wulf, G. (2019). Autonomy enhances running efficiency. Journal of Sports Sciences37(6), 685-691.

Mandolesi, L., Polverino, A., Montuori, S., Foti, F., Ferraioli, G., Sorrentino, P., & Sorrentino, G. (2018). Effects of physical exercise on cognitive functioning and wellbeing: biological and psychological benefits. Frontiers in psychology9, 509.

Nezlek, J. B., Cypryańska, M., Cypryański, P., Chlebosz, K., Jenczylik, K., Sztachańska, J., & Zalewska, A. M. (2018). Within-person relationships between recreational running and psychological well-being. Journal of Sport and Exercise Psychology40(3), 146-152.

Nikol, L., Kuan, G., Ong, M., Chang, Y. K., & Terry, P. C. (2018). The heat is on: Effects of synchronous music on psychophysiological parameters and running performance in hot and humid conditions. Frontiers in Psychology9, 1114.

Raisbeck, L., Yamada, M., & Diekfuss, J. A. (2018). Focus of attention in trained distance runners. International Journal of Sports Science & Coaching13(6), 1143-1149.

Sachs, M. L. (1982). Exercise and running: Effects on anxiety, depression, and psychology. Journal of Humanistic Counseling, Education & Development.

Scarpellini, E., Basilico, M., Tiberi, S., Giostra, N., Santori, P., & Rasetti, C. (2021). Impact of Covid-19 pandemic on eating habit and mental behavior in non-professional runner vs. healthy volunteers. Clinical Nutrition ESPEN46, S614-S614.

 

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Aspetti del Disturbo bipolare

Bipolare

All’interno del gruppo dei disturbi che interessano la mente, il Disturbo Bipolare (Link alla pagina) si pone come una delle condizioni con gravità di un certo livello; oltre a questo risulta essere cronica e ricorrente.

Le persone che ne soffrono vivono momenti di depressione, qualora mania e ipomania. Questi ultimi, nell’accezione clinica, si distinguono dal sentirsi depressi o euforici in base alla gravità, alla durata e all’impatto dei sintomi.
L’accurata analisi e diagnosi da parte di uno specialista è importante per comprendere se si rientra nel quadro clinico e contemporaneamente iniziare il lavoro per arginarne le conseguenze.

Dalle ricerche si è appreso che il corredo genetico gioca un proprio ruolo nell’insorgenza del disturbo bipolare. Nonostante ciò, altri fattori possono attivare lo scatenarsi della patologia; tra essi le esperienze di vita individuali, il modo di pensare e le relazioni che si instaurano sono alcuni aspetti salienti.

Come posso riconoscere i segnali della mania/ipomania?

Gli individui seguiti in terapia che hanno sviluppato una buona capacità di riconoscere i segnali euforici riconoscono maggiormente:

  • Diminuzione del bisogno di dormire ed interesse ad esso
  • Incremento energia
  • Aumento dell’autostima
  • Maggior impegno in attività
  • Aumento della socievolezza
  • Accelerazione del pensiero
  • Aumento irritabilità
  • Maggiore ottimismo
  • Sensazione di irrequietezza e eccitabilità aumentata
  • Le persone vicine possono aiutare ad individuare i segni
Come posso riconoscere i segnali della depressione?

Essi sono più complicati da individuare dalle persone; d’altra parte alcuni sono più comuni:

  • Perdita di interesse per le attività
  • Perdita di interesse verso le persone
  • Ridotta motivazione
  • Preoccupazione e ansia eccessive
  • Sonno disturbato
  • Tristezza e desiderio di piangere

Affinchè si sviluppi e si mantenga la capacità di cogliere in anticipo le ricadute è importante seguire il progetto terapeutico.
Infatti la bassa aderenza ad esso potrebbe essere la causa principale per la comprensione della lettura dei tassi di recidiva generalmente più elevati.

Quali esperienza possono favorire l’insorgenza del disturbo bipolare?

In una elencazione non esaustiva possono essere la mancanza di sonno, l’uso di alcol e/o sostanze psicoattive, lavori con alto grado di stress, così come stili di vita fuori dalla norma. Come visto sopra, in genere le persone che soffrono del disturbo riescono a evitare, o almeno gestire, le situazioni riconosciute in grado di provocare problemi di salute.

Un aspetto importante da sottolineare riguarda gli obiettivi che si possono raggiungere se aiutati attraverso un sostegno psicoterapeutico/farmacologico sia quando la persona vive le fasi depressive e maniacali in forma clinica sia nel periodo frapposto tra gli episodi.

Rispetto alla scarsa o assente aderenza al percorso terapeutico e farmacologico, oltre all’importanza del progetto terapeutico, emerge un urgente bisogno di sviluppare nuovi trattamenti farmacologici e psicologici per i pazienti bipolari. Non ci si deve fermare!

In aggiunta a questo, un trattamento adeguato può essere utile sul piano sia sociale sia personale; il beneficio si esprime quindi anche sui costi sociali oltre che sulla qualità della vita e benessere individuale/famigliare.

Terapia

è ormai assodato che l’efficacia della cura è maggiore quando alla terapia farmacologica viene associato un percorso psicoterapeutico.

bipolare

Trattamento farmacologico

I farmaci agiscono sugli aspetti medico/biologici delle persone: riduzione dei momenti di esaltazione o limitazione gli effetti della caduta depressiva.
La relazione che si instaura tra il medico psichiatra e il paziente è fondamentale. Durante il trattamento si possono attraversare delle difficoltà relative ai farmaci prescritti; trovare il dosaggio migliore o gestire gli effetti collaterali sono esempi di situazioni dove una buona collaborazione aiuta a trovare il trattamento farmacologico più adatto. Inoltre, la relazione terapeutica è altresì importante allo scopo di superare eventuali crisi e mantenere la terapia per limitare le ricadute nei momenti in cui si sta meglio.

Trattamento psicoterapeutico

La psicoterapia aiuta il paziente a riconoscere, evitare e/o gestire le situazioni che possono provocare vissuti stressanti per ridurre la probabilità di recidive.

“[…] è come se fossero (i farmaci) in grado di sbrogliare i miei pensieri e di riordinarli, mi rallentano, mi rendono più docile, mi impediscono di rovinare amicizie e carriere […]. La psicoterapia però, ineffabilmente, guarisce. Attribuisce un po’ di senso a tanta confusione […]”

Nella letteratura specifica alcuni studi mettono in evidenza approcci indirizzati verso la psicoeducazione. La diagnosi precoce dei sintomi prodromici e della gestione degli stessi sintomi, la gestione dello stress  e l’importanza di evitare sostanze illecite e alcol sono esempi di elementi di educazione al disturbo.

Sarà capitato ai lettori di avere molte cose da fare, avere diverse scadenze nel breve periodo ed il tempo a disposizione risulta scarso.
Arriva la consapevolezza che non ne abbiamo abbastanza per fare tutto: sopraggiunge lo stress. Allora appare il nemico, quello che ci porta a mettere in atto attività banali per cercare di gestire i momenti di stress.
Guardare il cellulare, una partita breve al gioco preferito, un po’ di musica, bere un bicchiere, ecc Potrebbe trascorrere mezz’ora e ci si rende conto che questo tempo sarebbe potuto essere stato dedicato agli impegni.
Allora sopraggiunge l’amarezza della realtà: mezz’ora è stata sprecata. Aumenta lo stress e la tentazione è quella di gestirlo con le stesse attività precedenti, quelle che però hanno fatto perdere appunto tempo…
Lo stress continua ad aumentare… questo potrebbe indurre nuovamente un processo depressivo o maniacale negli individui con Disturbo Bipolare.

Attenzione quindi a queste modalità disadattive di fronteggiare le situazioni che portano a vivere ansia e preoccupazione. Il colloquio psicoterapeutico ci viene in aiuto.

Allenamento mentale

Importanza dell’alleanza terapeutica

L’alleanza terapeutica è un fattore indispensabile nella positiva riuscita di un intervento terapeutico. Nello specifico del Disturbo Bipolare, nonostante che la limitata letteratura relativa agli effetti dell’alleanza sugli esiti dei trattamenti si intravede comunque come l’alleanza stessa determini la riduzione dell’impatto delle fasi tipiche della malattia.

Bibliografia

Colom, F., & Lam, D. (2005). Psychoeducation: improving outcomes in bipolar disorder. European Psychiatry20(5-6), 359-364.

Colom, F., Vieta, E., Tacchi, M. J., Sánchez‐Moreno, J., & Scott, J. (2005). Identifying and improving non‐adherence in bipolar disorders. Bipolar disorders7, 24-31.

Gaiseanu, F. (2021). Pathological expression and circuits in addiction and mood disorders: Informational relation with the brain and info-therapy. EC Neurology13(8), 1-12.

Jones, S., & Hayward, P. (2008). Il disturbo bipolare. Springer Science & Business Media.

Sitografia

www.stateofmind.it/2020/06/disturbo-bipolare-alleanza-terapeutica

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Recensione del libro:”Ricordi, sogni, riflessioni”

Ricordi, sogni, riflessioniScritto da Carl Gustav Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni” narra l’infanzia e la vita personale del noto studioso ed esploratore della psiche umana.

 

 

Come tutte le scienze, anche la psicologia ha attraversato un periodo scolastico-filosofico che in parte dura ancora, ai nostri giorni. A questo tipo di psicologia filosofica va mosso il rimprovero di decidere ex catedra come debba essere l’anima e quali caratteristiche le debbano spettare nella vita terrena e in quella ultraterrena. Lo spirito dello studio moderno della natura ha in gran parte sgombrato il campo da queste fantasie e le ha sostituite con un metodo empirico esatto. Da ciò è nata l’attuale psicologia sperimentale o «psicofisiologia», come dicono i francesi.
(Wikiquote. Carl Gustav Jung, La psicologia dei processi inconsci; in La psicologia dell’inconscio, traduzioni di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Newton Compton editori, 1997)

Link per leggere la recensione –> Ricordi, sogni, riflessioni.

Recensione del libro: “Corpi borderline.”

Corpi borderline. Regolazione affettiva e clinica dei disturbi di personalità (2020) di Clara Mucci.

“Clara Mucci nel suo ultimo libro è riuscita ad integrare diverse teorie sulla spiegazione del funzionamento della mente, capacità a mio avviso rilevante perché teorie, queste, anche lontane dal punto di vista epistemologico.
La lettura aiuta il clinico a comprendere maggiormente l’importanza di considerare il corpo del paziente nell’eziopatogenesi dei Disturbi di Personalità.”

Link per leggere l’articolo –> www.stateofmind.it/2020/09/corpi-borderline-recensione-libro/

Femminismi e benessere.

Approfondire il tema dei femminismi può portare benessere?

I femminismi? Nella pratica clinica mi accorgo che molti disturbi, o disagi, sono generati e mantenuti dall’esposizione e incorporazione delle idee fondanti la cultura patriarcale. Soprattutto alcune preoccupazioni derivanti dall’agonismo perpetrato per mantenere lo status richiesto determinano nel tempo stati d’ansia, questi ultimi vengono espressi in alcuni disturbi e psicopatologie tra le quali i Disturbi della sfera della sessualità, alcune forme di Addiction (dipendenza) e i Disturbi d’Ansia.

La violenza e le molestie tutte non sono immuni dalle idee della cultura patriarcale; concetti come la responsabilità della vittima e la giustificazione del comportamento del molestatore sono aspetti trasversali difficili da estirpare. Purtroppo identificabili anche in soggetti insospettabili per la potenza intellettuale e valoriale che esprimono, ma penso non totalmente responsabili in quanto meccanismi automatici di pensiero che non colgono; sarebbe però opportuno che tutti le persone iniziassero ad interrogarsi rispetto queste tematiche.

“La colpa di un femminicidio è di chi ha ucciso. A nessun altro e a nessun’altra situazione sociale o psicologica è corretto attribuire la colpevolezza di un femminicidio.” (Gasparrini, 2019)

Un testo interessante.

Ho trovato interessante il libro di Lorenzo Gasparrini sui femminismi, dove con ottima penna illustra e spiega la genesi e il mantenimento della cultura patriarcale e come essa sia responsabile di false credenze su se stessi, gli altri ed il mondo.

Il titolo del testo è “Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni” (2019)

Recensione del libro –> link a State of Mind

Un libro consigliato alla popolazione e ai professionisti che si occupano della cura e del benessere altrui.

L’autore.

Ho potuto ascoltare Lorenzo Gasparrini al Convegno Internazionale a Treno il 18 e 19 ottobre 2019 dal titolo :”Affrontare la Violenza sulle Donne”.

Convegno

Intervista relatore su YouTube

Link al sito personale dell’autore lorenzogasparrini.noblogs.org

Recensione del libro: “Ansia sociale. Clinica e terapia in una prospettiva cognitivista integrata”.

Timidezza – Ansia sociale – Disturbo Evitante di Personalità.

Ansia sociale

Gli autori del manuale Ansia sociale (a cura di Pietro Grimaldi) sono riusciti in maniera chiara e ben articolata nelle argomentazioni a integrare all’interno di un unico modello psicopatologico ricerche e modelli altri provenienti da ambiti diversi.

Così, il clinico ha un modello di intervento terapeutico nuovo e con efficacia rinnovata.

Di seguito, il link al sito della recensione –> stateofmind.it

Come fare una prestazione psicologica online?

Come fare una prestazione psicologica online?

Le prestazioni psicologiche online vengono effettuate se le condizioni per l’accesso allo studio privato generano una limitazione o impossibilità; quando, per esigenze organizzative, è complicato avere una continuità del percorso nello studio privato.


Istruzioni per attivare una prestazione online.

 

  1. inviare una e-mail, telefonare o inoltrare un sms/whatsapp per prendere un appuntamento personalizzato.
  2. di seguito verrà inviata la documentazione e le informazioni necessarie all’indirizzo e-mail del paziente
  3. il paziente dovrà leggere, sottoscrivere e inviare al mittente i documenti.
  4. effettuato il riconoscimento reciproco, si procederà al primo colloquio previo pagamento tramite bonifico bancario (pagamento tracciabile).
  5. si utilizzerà Skype per le videoconferenze.
  6. si richiede un ambiente che mantenga gli standard di privacy durante i colloqui; luogo in cui il paziente è solo e l’ausilio di microfono e/o cuffie garantiranno che i dialoghi rimangano riservati.