Lifepitch nelle organizzazioni.

Lifepitch 

Lifepitch è uno strumento che può venire utilizzato anche nell’ambito della psicologia del lavoro e del benessere organizzativo per la valutazione della storia di vita dell’organizzazione e del clima organizzativo; entrambe le aree possono essere studiate sia dal punto di vista del management sia da quello dei collaboratori.

Nel primo caso la variabile benessere organizzativo permette di analizzare le rappresentazioni mentali dei soggetti che, implicati nei processi di governance, auspicheranno ad un quadro di aspettative e di vissuti tendenzialmente positivi. Nel secondo caso si avrà la percezione del senso e significato dell’organizzazione dei soggetti che della stessa ne giocano un ruolo più distaccato sia economicamente sia emotivamente. Il gap tra le curve dei due grafici emersi è il valore della distanza che separa appunto le differenze rispetto le rappresentazioni mentali dell’organizzazione.

La differenza potrebbe tendere ad annullarsi man mano che il gruppo di lavoro genererà sempre maggior performance di eccellenza.

Performance di eccellenza.

La Presenza è la dimensione psicologica e motoria corporea intonata (Tune’s Embodiment) applicata alla vita delle organizzazioni, sfrutta il concetto di “intonazione” per spiegare il raggiungimento delle alte performance all’interno del gruppo di lavoro.

Le forme di Presenza intonata sono state rilevate e descritte nella ricerca sulle Orchestre Sinfoniche a partire da sensazioni di grande benessere vissute e descritte dai protagonisti del lavoro in gruppo (professori e direttore) quando si determinavano le condizioni di contesto ambientale favorevoli a produrre eccellenza: il cosiddetto Member/Leadership Context.

Quando il gruppo orchestrale e il direttore che lo guida riescono ad ottenere la massima intonazione per la migliore performance, si riattiva in loro una sorta di M/L Context Originario, indipendentemente dalla consapevolezza dei protagonisti. Senza esserne coscienti tutti i partecipanti vivono tra loro un’adesione consensuale, una fiduciosità, delle emozioni positive e un benessere ad un livello difficilmente raggiungibile nella vita comune.

Performance

Nell’ipotesi ricavabile dal M/L Context dell’orchestra sinfonica, due sono le aree che sostengono l’eccellenza delle performance di gruppo:

  1. Circolo della fiducia (Circle of Trust) – l’instaurarsi progressivo ed incrementale di una grande e reciproca fiduciosità, articolata dal livello corporeo fino a quello simbolico creativo. Circolo perché è continuamente alimentabile in un processo che inizia dalla fiduciosità di base (quella neonatale) e si conclude nella fiducia adulta nel risultato da raggiungere.
  2. Sense Making (termine introdotto a sua volta da Karl Weick) – una sensazione di grande appartenenza, indotta dalla possibilità di produrre liberamente ed in autonomia il senso delle proprie azioni e relazioni. Si tratta della produzione di senso sociale ed istituzionale.

Seguendo le linee tracciate alla fine dello scorso secolo da Morin e da Varela e Shear, alcuni neurofisiologi stanno definendo un nuovo approccio scientifico della condizione umana che parte dallo studio della dimensione corporea della cognizione: il cosiddetto approccio alla “cognizione incarnata” (Embodied Cognition). Si tratta in sostanza di pensare il comportamento dei soggetti a partire dalla dimensione storico individuale (Lifepitch) e non dai presupposti universali della soggettività.

Bibliografia

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Gallese V. (2013), L’approccio della “embodied cognition” cit
Mithen S. (2005), Il canto degli antenati, Codice, Torino
Siegel D.(1999), La mente relazionale, Cortina, Milano
Soro G. (2002), il “gioco comune” per la leadership. In: Psicologia e lavoro, 120.
Soro G. (2012), Democrazia della musica, Celid, Torino.
Tattersall I. (1998), Il cammino dell’uomo, Garzanti
Tomasello M. (2008), Le origini della comunicazione umana, Cortina, Milano
Weick K. (1995), Senso e significato nell’organizzazione, Cortina Milano
Zedda M. (2012), Le nuove frontiere del lavoro costruttivista con le emozioni: una prospettiva di ricerca. FrancoAngeli – Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, 30 vol 19 n°1, 198 – 199.

Arti marziali e benessere personale.

Articolo pubblicato sulla rivista Lavoro e salute.

Lo strumento Lifepitch viene utilizzato nella pratica clinica ed organizzativa quotidiana dallo psicologo per far accrescere nel paziente o cliente la conoscenza della propria storia di vita. Non è semplicemente il susseguirsi di eventi passati, ma soprattutto la rappresentazione cronologica di aspetti emotivi e di significato ad essi correlati che contribuisce insieme ai ricordi coscienti a formare e dare sostanza alla nostra identità. Attraverso Lifepitch si innesca il processo di costruzione attiva (cioè con il soggetto che partecipa in prima persona) di attribuzione di senso e di significato, utile per comprendere il mondo nel quale si vive, la realtà circostante ed il comportamento altrui.
Le persone, così facendo, comprendono il modo in cui associano una emozione ad un dato evento. Tramite il lavoro congiunto con lo psicologo, si favorisce la ricodifica delle emozioni legate ad un evento mentre queste vengono rievocate, successivamente viene attribuito un valore di benessere al ricordo, permettendo così la creazione di legami tra eventi che fino a quel momento venivano percepiti come separati.
L’obiettivo del lavoro con Lifepitch non è scrivere la propria biografia ma incrementare il benessere personale attraverso una maggiore consapevolezza di sé.
Lo strumento applicato con pazienti portatori di difficoltà esistenziali ha dato buoni risultati rispetto le problematiche presentate.

Partendo da questi presupposti è stata indagata, nell’ambito dello sport a livello agonistico presso il Centro Sportivo l’AR.CO. a Burolo d’Ivrea (To), all’interno dell’Accademia Tao Shu gestita dal Maestro Roberto Sias, la variabile benessere riferito all’esperienza agonistica di 4 atleti di Kung Fu, disciplina scelta per le caratteristiche intrinseche valorizzanti la crescita personale.
L’Arte Marziale Cinese nasce da una profonda comunione di intenti salutistici psico-fisicoemozionali e di un importante substrato filosofico-culturale.
Al suo interno, infatti, tutte queste caratteristiche sono inscindibili, e fanno parte di tutto quel valore aggiunto intrinseco in quest’arte.
Valore aggiunto che si è scelto di analizzare grazie anche al contributo della Dott.ssa Ilaria Ambrosi in alcune fasi del progetto.
Il metodo di ricerca prevedeva tre colloqui singoli con ciascuno degli atleti selezionati sulla base della loro disponibilità.
I primi due colloqui erano necessari per l’acquisizione dei dati utili alla costruzione del grafico tramite Lifepitch; i dati riguardavano il ricordo delle emozioni vissute in tutto il periodo dell’attività agonistica, dal giorno dell’iscrizione ed inizio fino al giorno del colloquio stesso. In questo modo si procedeva attribuendo un valore positivo o negativo all’emozione, quest’ultima legata rispettivamente alla sfera del benessere (valori compresi da 0 a +10) o del malessere (valori compresi da 0 a -10). Inoltre, a partire dalla data dal primo colloquio nel grafico veniva impostato un anno solare durante il quale lavorare sul benessere riferito.

Il grafico risultante ha evidenziato l’andamento nel tempo del valore di benessere ricordato.
Inoltre nel secondo colloquio il soggetto aveva la possibilità di variare il ricordo emotivo di quanto espresso precedentemente; così facendo il grafico si modificava sulla base della nuova attribuzione di significato, creando così una ricodifica della storia emotiva narrata.
La variabile benessere ricordato si riferisce esclusivamente all’ambiente sportivo, cioè gli eventi riguardano per esempio episodi vissuti durante gli allenamenti o gare, pertanto non sono inclusi gli aspetti di vita quotidiana. Di seguito un grafico costruito grazie al contributo di uno degli atleti.

 

Dallo studio emerge che il significato attribuito alle emozioni ricordate degli eventi vissuti, rappresentato nel grafico, assume la forma di una curva crescente in 3 casi su 4.
Dalla lettura dei dati, successivamente confermata dagli atleti nel colloquio di restituzione, si può affermare che questi ultimi abbiano tratto un sostanziale vantaggio a livello di benessere personale durante lo svolgimento della pratica sportiva agonistica constante.

In generale, dalle interviste agli atleti sono emerse ottime capacità di gestione delle emozioni e di controllo comportamentale che, come hanno più volte sottolineato, si è sviluppato grazie all’attività marziale; ciò che non era previsto inizialmente era che le suddette capacità fossero utilizzate dal campione studiato anche al di fuori dell’ambito sportivo, portando dei benefici nella sfera sociale, relazionale e professionale.
È interessante notare come oggi si tende a considerare l’Arte Marziale Cinese solo per i suoi benefici fisici ed atletici o per la sua parte spettacolare che viene evidenziata dalla cinematografia marziale o dai film che ne fanno molto uso. In realtà l’arte marziale cinese è caratterizzata da una commistione di peculiarità tecniche, salutistiche e filosofiche intrinseche alla disciplina stessa da circa 5000 anni. Questa lunga tradizione e questa lunga discendenza esperienziale, di Maestro in Maestro, ha permesso ai praticanti di oggi di poter usufruire di un’esperienza plurimillenaria, al fine di rendere più utilizzabili, a vari livelli, queste esperienze nel vivere quotidiano dell’individuo.

Se secoli e millenni fa l’Arte Marziale era, da un lato, un modo per sopravvivere ai briganti e, dall’altro, la strada per trovare una “pace interna” che potesse permettere di affrontare le difficoltà dell’esistenza nel miglior modo possibile, oggi queste specifiche sono usate per affrontare e sopravvivere alla “giungla civile” nella quale viviamo. Da allora ad oggi, per diversi punti di vista, non è cambiato molto, l’uomo è sempre in combattimento con altri uomini come secoli fa, con l’unica differenza che ha modificato le armi usate. Ma in tutti i casi lo stato d’animo e la tensione psicologica a cui siamo sottoposti, non è molto differente da quella dei nostri antenati. Al contrario, invece, noi non siamo più abituati a sostenere psicologicamente questi “combattimenti” e questo ci porta a non avere più i mezzi emotivi – emozionali e psicologico – comportamentali per affrontare tutte le sfaccettature della società di oggi. In questo contesto si ritiene per esperienza che l’Arte Marziale Cinese abbia la naturale capacità di far maturare queste parti nel praticante e, di conseguenza, aiutare tutte le persone che in qualche modo si affacciano a quest’Arte.

Per far comprendere meglio anche a chi non si è mai interessato di questo, si fornisce qualche sintetica informazione generale: L’Arte Marziale Cinese ha una origine molto antica e generalmente viene collegata tra i 4000 e i 6000 anni fa. Per questo è considerata la “madre” del 99% delle Arti Marziali praticate ora in tutto il mondo. Ad oggi sono conosciuti circa 400-500 stili che rientrano in questa grande famiglia, con i relativi stili discendenti o “varianti”, che nei secoli si sono sviluppati tra i quali si elencano i più conosciuti e i più diffusi: Tai Ji Quan (ce ne sono di diversi tipi, ma quelli più praticati sono: Stile Yang, Stile Chen, Stile Wu, Stile Sun), vari stili degli animali (della Mantide Religiosa, della Tigre, del Serpente, della Scimmia, della Gru, dell’Anatra Mandarina, dell’Aquila, del Ghepardo, ecc…), stili legati all’utilizzo di Forze specifiche del corpo o di atteggiamenti particolari per l’utilizzo delle forze nel corpo (Ba Qi Quan, Xing Yi, Tong Bei Quan, Fan Zi, Yi Quan, ecc…), inoltre abbiamo il Chang Quan, Nan Quan, Sanda, ecc.

Questi sono solo alcuni della grande famiglia degli stili cinesi, ognuno con i suoi principi, le sue caratteristiche, i suoi metodi di lavoro e di applicazione, ed ognuno di questi con delle caratteristiche specifiche di formazione caratteriale e quindi psicologico – comportamentale, che da sempre sono insite nello stile, rafforzando e consolidando il praticante.

Ovviamente è sempre la formazione e la conoscenza del Maestro che creano la differenza. Ogni stile è funzionale a cosa serve, e la sua “bellezza” è molto relativa all’empatia che genera con noi, ma la qualità del lavoro che si sviluppa ed il livello tecnico conquistato dal praticante, sono direttamente connessi alla levatura di chi insegna. Ma questo non solo nelle Arti Marziali Cinesi……


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